Nel saggio Che cos’è la poesia la fervida mente di Derrida incarnava la poesia nella figura di un Hérisson, un istrice dentata o un porcospino, pronti al caso a rizzare gli aculei per difesa. Più avanti nel testo egli paragonava la lettura e l’apprendimento ai processi digestivi, e scriveva:
Mange, bois, avale ma lettre, porte-la transporte-la en toi, come la loi d’une écriture devenue ton corps: l’ecriture en soi.
Derrida invita il lettore a mangiare e bere le sue parole, ad ingurgitale e farle proprie. L’enfasi che usa richiama un po’ l’eccitazione della fase orale del bambino in Freud, dove il mangiare diventa sinonimo di assimilazione e comprensione.
Come nella psicanalisi, nella vita in genere e nelle belle arti in particolare, ci si deve abituare a digerire le critiche. Durante un workshop intitolato “Manage Critiques with Sensibility and Inclusion” (Gestire critiche con sensibilità e inclusione), parte del corso intensivo Tools for Teaching 2015 organizzato dall’ufficio Coop + Career (oggi Career and Professional Experience – CAPX ) di SAIC (School of the Art Institute of Chicago). [1]
Una delle slides presentava un errore: qualcuno aveva scritto Mange (mangiare in francese) invece di Manage (dirigere, amministrare, gestire in inglese). Ricordo di aver pensato: “Quanta poesia!”
Che poi gestire vuol dire far gesti , è sinonimo di convogliare, portare a compimento… e quindi anche un po’ alla bocca.
Mai lapsus fu più azzeccato – Mangia la critica – momenti, parole che prima si masticano, si ingoiano e poi si digeriscono.
In quel momento mi è venuto naturale sostituire mange con digerire – Come digerire un commento fastidioso/una critica con sensibilità ed inclusione? – No, perché non so voi, ma io il più delle volte mi arrabbio quasi subito.
Così mentre l’addetto correggeva mange con manage, io, sempre cercando di includere accettazione e rifiuto, benevolenza e ritrosia, abbozzavo su di un foglio come un ipotetico pubblico potesse recepire il mio lavoro. In seguito quel disegno ha trovato un piccolo spazio nel progetto Canon 2015. [2]
La cornice è un objet visuel, come la descrive l’artista francese Daniel Buren, l’oggetto con il quale l’osservatore smaltisce ‘tutto’ o almeno una parte di ciò che ha intorno, di te e/o del tuo lavoro .
Incorniciare, sopportare, tollerare, digerire, soffrire…
Una visione incorniciata o contestualizzata, in cornice, nel bene o nel male aiuta a fruire: digerisce e fa digerire.
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[1] L’ufficio fornisce più di un servizio per gli studenti, in particolare aiuta gli studenti e i recentemente laureati a svilupparsi professionalmente mettendo a disposizione tutors, organizzando workshops, seminari, tirocini, ecc.
[2] “Mange Critique” in CANON 2015 A publication by graduate students in Visual and Critical Studies at the School of the Art Institute of Chicago design by Janelle Rebel for Joseph Grigely’s Research and Production 2015 course