“Fotografare: tra passione oblio e psiche” – Sulla fotografia e lo scrivere

Photo credit: David Borio. Courtesy of the Artist

È iniziato tutto per caso, un incontro fugace seguito da uno più approfondito, davanti a un tè, e fuori una pioggia incessante. Un lunga chiacchierata che è servita a conoscerti un po’ meglio raffinare le mie domande, a trovare nuovi spunti, ricordi e passioni comuni. Le mie domande non sono state che un pretesto, il testo un prodotto di Dawit per rispondervi. 

Quando e come è nata la tua passione per la fotografia?

Che cosa vuol dire per te fotografare?

Hai esplorato altre tecniche espressive?

Se non sbaglio hai fatto il liceo classico e hai molti altri interessi (la bicicletta, scrivere, camminare…), c’è una relazione tra questi, la fotografia, e gli studi che hai intraprenso?

C’è qualcosa che influenza il tuo lavoro oggigiorno?

Con le tue fotografie “trattieni il momento”, quale legame intrecciano con la storia, la memoria, e il ricordo?

Oltre a scattarle, le foto, le archivi tutte meticolosamente: puoi dirmi qualcosa rispetto a questa tua abitudine? Archivi per ricordare, per poter dimenticare o perdere contezza?

Quali soggetti preferisci ritrarre?

Aspirazioni e progetti futuri?

Ti ho parlato degli Artisti dell’Adozione?! Artisti di varie nazionalità che come tema hanno scelto la propria storia adottiva, mi chiedevo sei mai entrato in contatto con qualcuno che lavora sul tema ? 

 

Fotografare: tra passione, oblio e psiche

La prima volta che tenni in mano una macchina foto non avrei mai pensato che sarebbe potuta divenire lo strumento più adatto ad esprimere al meglio la mia personalità. Non mi passò in mente questo pensiero nemmeno quando mi fu regalato per il compleanno la mia prima macchina foto (che tra l’altro riuscì a rompere appena la ebbi in mano).

Per attribuire un mio valore e significato alla fotografia, ci vollero anni e anni di scatti, più o meno riusciti, migliaia di immagini raccolte e catalogate (quasi meticolosamente) in cartelle che oggi occupano quasi 200 GB di memoria del computer.

Questa passione nacque quando cominciai a sperimentare le qualità e le quantità di possibilità che la macchina foto mi metteva a disposizione per analizzare, scoprire, parlare di me e del mondo. È scoprendo poco per volta il potenziale rinchiuso in quel piccolo dispositivo portatile che me ne innamorai e lo introdussi all’interno del mio repertorio comunicativo per aumentare le capacità artistiche, espressive e comunicative del mio pensiero.

La scrittura è un’altra tecnica comunicativa a me cara, al pari della fotografia. Quest’ultima dischiude un universo di possibilità per articolare il proprio pensiero. Durante gli ultimi anni quello che ho cercato di realizzare è stato un connubio tra queste due forme d’arte (che trova il suo apice nell’istante in cui do un titolo ad una foto), sempre nell’ottica di potenziarne le capacità espressive e rendere più articolato il sistema di filtri attraverso cui analizzare, sintetizzare e produrre realtà.

La maggior parte delle volte in cui mi trovavo ad avere una macchina foto in mano, non avevo la minima idea dei soggetti che avrei voluto o potuto fotografare; tutto era lasciato al puro caso: con le immagini catturavo quelle che mi pareva essere bello e interessante.

Mi piaceva, e tutt’ora adoro, cogliere il “Particolari” delle Cose: fare risaltare i frammenti e le parti minori di opere (tradizionalmente architettoniche) complesse. Ciò era anche finalizzato a sensibilizzare l’occhio umano sull’importanza di una visione profonda della realtà per coglierne le particolarità e non fermarsi sul suo aspetto complessivo e superficiale. La mia attenzione è da sempre rivolta a frammenti e segmenti particolari della realtà (soprattutto opere architettoniche, d’arte e della natura).

Ultimamente, questa mia passione mi ha portato su percorsi tematici nuovi e complessi, il principale dei quali ha come oggetto lo sperimentare e approfondire la dimensione non solo visiva ma anche psicologica delle immagini; l’obiettivo è quindi coniugare tecnica e realtà per arrivare a produrre fotografie che trascendano l’esperienza puramente visiva ed estetica dell’immagine e abbiano un impatto sullo spirito degli individui. Oltre agli occhi infatti c’è un modo molto più intimo di fruire delle immagini: quello attraverso la psiche.

Consapevolmente direi, che il mio profondo legame con la fotografia è legata al mio essere estremamente curioso e l’amore per qualsiasi forma d’arte, ma a livello dell’inconscio è causato da un “assenza di immagini”. Ho infatti sofferto per anni la mancanza di una foto che ritraessero la mia vita passata in Etiopia e soprattutto i miei genitori; il non ricordare i volti di quelle due persone che mi avevano amato profondamente è stato straziante, avevo solamente dei flash dei loro volti ma erano molto offuscati.

Quindi nella mia carriera da fotografo (per passione e non professione) ho sempre desiderato in modo viscerale dispositivi che potessero esprimere il mio pensiero in modo sempre più efficace, nitido, chiaro e creativo. Tutto ciò trasformava anche in macchine foto sempre più potenti e professionali per trattenere certi momenti. Trattenere le immagini però non vuol dire stamparle, quante più archiviare la maggior parte e condividere alcuni scatti con un pubblico.

Archivio per ricordare ma allo stesso tempo per obliare. Infatti, se da una parte raccolgo e catalogo meticolosamente gli scatti che produco, dall’altro ciò mi dà la possibilità di vivere la condizione intrinsecamente effimera della realtà. A questo proposito, la mia incapacità nel serbare a lungo nella mia memoria il ricordo di un momento può essere accostato alla caducità dell’attimo. La macchina foto mi da la possibilità di compensare questo mio “deficit mnemonico” che risulta, allo stesso tempo, una fortuna e anche una condanna.

Infine, è da qualche anno che ho aperto due pagine parallele, Facebook e Instagram, interamente dedicate a questa mia passione per la fotografia, dove sono raccolte quasi 400 miei scatti attraverso le quali ho cercato di raccontare storie di sogni, di modi e di mondi.

 

“Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”

William Shakespeare, Amleto

“Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi… è un dono. Per questo si chiama presente”

Maestro Oogway,  Kung Fu Panda

 

Caro Dawit grazie ancora per la tua disponibilità a raccontarti e condividere le tue foto, con la fotografia si può scrivere, grazie per aver messo tutto te stesso in queste righe…

 

Alessia Petrolito

 

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