Patate germogliate, le patate madri.
Secondo il dizionario Treccani: il virgulto è un ‘giovane rampollo’, un erede sbarazzino.
L’etimologia di patata (Solanum tuberosum) viene dallo spagnolo ed è un incrocio di due parole, “quechua papa” e “batata”, due tuberi tipici dell’America Latina.
Verso le patate germogliate c’è timore, si ha paura a ingerirle, per via dell’aumento di solanina, sostanza potenzialmente tossica contenuta prevalentemente nella buccia delle patate malconservate, per cui si intende una esposizione protratta a luce e a ossigeno con la quale le patate sviluppano clorofilla, solanina e ‘partoriscono’ i germogli.
Ciò che più mi affascina delle patate è la loro resilienza: le patate resistono al buio, soppravvivono, e di fronte ad una oltremisurata esposizione alla luce e all’umidità diventano tossiche… Invecchiano, rattrapiscono, sviluppano solanina, diventano amare; per fotografarle le ho portate alla luce e forse non potevo fare loro torto più grande: la loro vera essenza, la loro bellezza spunta solo al buio, con il buio fiorisco, aprono gli occhi e buttano gemme.
Ancor più sorprendente è l’uso colloquiale che si fa della parola, un vezzeggiativo affettuoso, sei una patata, un appellativo scherzoso, divertente e tenero, che facilmente si trasforma appensantendosi e perdendo la leggerezza che lo contraddistingue diventando un problema, un grossolano impedimento.
Alessia Petrolito