Un “luogo sicuro dove ognuno può mettersi in gioco” – Sul teatro

La prima volta che ho scritto a Emmanuel Galli, attore classe ’93, è stato dopo aver letto le recensioni di “Hankook, Radici Spezzate”,  spettacolo scritto e interpretato da lui con tema l’adozione, e in mente avevo già una versione embrionale di questa intervista… Dopo due anni, alla fine dell’evento organizzato da Edizioni ETS e l’Associazione Genitori si Diventa in occasione del 32^ Salone Internazionale del libro di Torino, ho finalmente avuto l’occasione di incontrarlo di persona. Da quell’incontro e da un paio di telefonate successive ha preso forma questo breve ma profondo scambio.

Vivissimi complimenti per la produzione consapevole e originale; il tuo spettacolo sottolinea un sacco di temi importanti: il rapporto con gli ipotetici “suoceri”, le prime relazioni sentimentali, l’ossessione per le proprie origini e il rapporto con i propri genitori adottivi durante la ricerca… Quello che mi ha incuriosito di più è la velocità con cui passi da un personaggio all’altro, da una scena all’altra; e come questa velocità non incida sulla veridicità dei personaggi ma, anzi, dia loro modo di prendere vita negli spaccati di vita quotidiana che rappresenti; essi sono veri e propri spezzoni, degli ‘spezzati’… non so se era il taglio dato allo spettacolo che ho visto io oppure un modo molto tuo di dare forma ( anche attraverso il titolo) e quindi di formare nel vero senso della parola! In ogni caso nell’adattamento che ho visto i silenzi e i cambi di scena repentini ben sintetizzano la sordità dell’interlocutore, la sottigliezza di alcune micro aggressioni verbali…

Oltre a come si è originata la tua passione per il lavoro mi piacerebbe parlare con te degli aspetti del tuo lavoro che ti sembra siano passati inosservati… C’è ne sono? Se sì, quali?

Il Monologo di narrazione si presta molto bene a trattare questo tipo di tematiche riuscendo a tenere lo spettatore attento dandogli anche la possibilità di immaginare il percorso dei personaggi che vengono presentati. Il mio lavoro è un lavoro un po’ particolare, il fatto di avere origini sudcoreane o asiatiche in generale influisce molto. In Italia sono ancora molto pochi e molto stereotipati i ruoli in tv e cinema. Sicuramente tutto ciò è dettato da un fattore culturale e dal contesto sociale in cui viviamo, però mi va bene anche che dall’altro lato ho meno concorrenza. Come in tutto ci sono i lati positivi e negativi. Spero che con l’avvento di produzioni internazionali la situazione migliori, possibilmente di pari passo con il contesto sociale italiano. 

Nelle tuo spettacolo, “Hankook Radici Spezzate”, racconti un po’ della tua storia… Come è nato il progetto?

Lo Spettacolo “Hankook, Radici Spezzate” è un monologo di narrazione che tratta temi di adozione, ricerca delle origini, rapporto genitori figli, viaggio di ritorno alle origini e molto altro ancora… il progetto è partito mentre ero in accademia di recitazione a Roma, precisamente verso la fine del terzo e ultimo anno. Tra i vari esami finali c’era proprio quello di scrivere e interpretare un monologo di narrazione con tematica a scelta. Fino a quel giorno l’adozione per me era stata sempre un qualcosa di lontano nonostante fosse sempre presente nella mia vita. Un po’ come un pensiero chiuso in un cassetto di cui ero perfettamente a conoscenza, ma che fino a quel momento avevo inconsciamente deciso di non aprire. È stato strano per me, perché decidere di trattare il tema dell’adozione nel monologo è stato immediato, senza nemmeno rendermene conto stavo già scrivendo il testo con una facilità disorientante per me, quasi come se avessi qualcosa da raccontare che fino a quel momento non avevo espresso.

Quando hai sentito che era tempo di metterlo in scena?

Una volta diplomato in Accademia a Roma ho deciso di riprendere in mano il monologo e perfezionarlo, aggiungendo parti che per motivi di tempistiche non ero riuscito a inserire per l’esame in Accademia. Da quel momento in poi è iniziato un periodo di repliche per scuole, associazioni, teatri ecc. al momento abbiamo superato le 50 repliche girando un po’ tutta Italia. 

Come è nata la tua passione per il teatro?  Quando hai deciso che saresti diventato un attore?

Prima dell’accademia non avevo mai avuto esperienze in campo teatrale o cinematografico. Nel periodo delle scuole medie e superiori ho avuto una Band Progressive Rock di cui ero il cantante. La musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita, ed è proprio dalla musica che è partita poi la voglia di passare al teatro. Quando ci esibivamo live con la Band e quando suonavamo i pezzi scritti da noi, sentivo sempre la necessità di vivere quelle musiche come se fossero colonne sonore, e non solo cantarle o suonarle. Finite le superiori ho quindi deciso di iscrivermi ai provini di ammissione a varie accademie d’arte drammatica d’Italia, e da quel momento non mi sono più fermato.

Che cosa vuol dire per te recitare ? Hai un personaggio preferito o un ruolo che aspiri a interpretare?

Per me recitare è conoscere: conoscere meglio sé stessi e l’altro, confrontarsi, riflettere, analizzare e migliorare come individui oltre a riuscire a staccare completamente dal Chaos della quotidianità. Non mi riferisco solo al “recitare” in scena, ma parlo in generale del mondo del teatro, per me luogo sicuro dove ognuno può mettersi in gioco. Con il monologo “Hankook, Radici Spezzate” invece metto in campo ogni volta qualcosa che ha a che fare con la mia storia, ed è quindi importante e gratificante riuscire a raccontare una storia che non si limita solo al puro intrattenimento, ma è in grado di far riflettere seriamente lo spettatore su tematiche ben definite in modo leggero e divertente. 

Hai esplorato altre forme espressive ? Ricordo di aver sentito qualche tua cover su YouTube, che ruolo/importanza ha o ha avuto la musica?

Si ci sono ancora delle canzoni registrate in maniera casalinga quando ero un ragazzino. Le lascio lì, anche perché non ricordo la password dell’account. La musica continua ad avere un ruolo importantissimo per me, essendo essa parte attiva e viva anche nel mondo della recitazione e del teatro in generale.

Hai mai sentito parlare di altri Artisti, anch’essi figli adottivi? Mi chiedevo se sei mai entrato in contatto con qualcuno che lavori sul tuo stesso tema? 

Si, conosco altri attori o artisti in generale che sono figli adottivi di diverse età e diverse origini. Ognuno di loro, così come tutti i figli adottivi che ho incontrato in questi anni, hanno esperienze simili ma profondamente diverse e personali. Sentire i loro racconti ed esperienze mi fa sempre riflettere e aggiungere un qualcosa al bagaglio della conoscenza che mi è utile non solo nella vita privata, ma anche a livello attoriale. Penso che chi è stato adottato abbia sempre un bisogno interiore di conoscere, di scoprire, e di arrivare a un punto che il più delle volte non è definito. Al momento non ho incontrato nessuno ancora che tratta il mio stesso tema in questo modo. Ma ho letto e potuto apprezzare diversi libri, video, interviste, di diverse personalità che contribuiscono ogni giorno ad aiutare chi tutti i giorni affronta la sua vita da figlio o genitore adottivo, o anche chi semplicemente si trova a contatto con l’adozione e non ha idea di come comportarsi. 
 
 

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Caro Emmanuel, grazie per aver concesso così tanto di te, per la disponibilità dimostrata in questi due anni e per i contenuti inediti che mi hai riservato; spero che ci sarà modo di collaborare ancora in futuro visto l’interesse per temi ancora inesplorati sul grande schermo italiano. Inoltre, e con questo concludo, mi ha fatto un enorme piacere scoprire che a portarti dalla musica al teatro è stato il desiderio di tradurre le colonne sonore della tua vita; io stessa al principio, prima di scegliere libri e pennelli, affascinata prima dai musical e poi da MTV e lo sviluppo del settore negli anni 2000, custodivo un sogno simile nel cassetto. Volevo essere letta dalle mie canzoni preferite e produrre videoclip musicali per dare vita alle immagini che mi scorrevano davanti agli occhi nel sentirle.
Ti auguro il meglio per la tua carriera, la scuola di recitazione C.R.E.G. che dirigi al Teatro Cinema Nuovo (VA) e il progetto sul bullismo che porti avanti; avere talento è importante ma è il metterlo a servizio del prossimo, allievi e spettatori, a fare la differenza.
 
Emmanuel Galli, C.R.E.G. 2017-18 / photogallery
 
 
 
 
Alessia Petrolito
 
 
 
Riferimenti