Perché non si parla più di S Cruz e N Giubergia?

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Serena Cruz, originaria delle Filippine, è stata protagonista di un clamoroso caso di giustizia non penale a Torino in Piemonte; quando nel 1989 il Tribunale dei Minori di Torino la tolse definitivamente – allora aveva circa 3 anni – alla famiglia che l’aveva adottata illegalmente poco dopo aver adottato, sempre dalle Filippine, un altro bambino, Nasario.

è oppurtuno sottolineare come in questa storia le adozioni siano due, nonostante per tutti questi anni ci si è concentrati su di una particolare: quella ‘illegale’ di Serena; l’adozione di Nazario invece è stata definita ‘regolare’ forse perché finalizzata attraverso lo Stato Italiano, nonostante in quegli anni l’adozione internazionale non fosse ancora del tutto normata (la Convenzione Aja sulla protezione dei minori è del 1993 ed è stata rattificata dall’Italia solo e definitivamente nel 1998).

Della adozione di Serena si è parlato per anni, ne hanno parlato e scritto tutti [1]; dell’adozione di Nasario invece si è parlato molto-molto poco… 

Dopo attento esame, da parte dei giudici c’è stata una presa di posizione sul comportamento della famiglia adottiva, i Giubergia, in particolare la condotta del sig. Giubergia.

Serena No, Nazario Sì!

La vicenda, divenuta un fatto di cronaca, è stata trascinata e dibattuta da voci altrui – tutte eccetto quelle dei protagonisti. Quando era oramai tardi si è parlato di privacy e tutela – si dice infatti che l’episodio sia stato di ispirazione per la Carta di Treviso [2](tutela infanzia in ambito di informazione) firmata dall’Ordine dei Giornalisti il 5 ottobre del 1990.

Oggi, infatti, Serena non si chiama più Serena ma Nasario si chiama sempre Nasario.

Serena Sì, Nazario No!

Nonostante la giovane età entrambi sono diventati un simbolo: Serena della lotta tra diritto e morale, Nazario la voce scomoda degli adottivi…

Sì, ci vediamo, anche se il Tribunale per i minorenni non vuole. L’affetto che proviamo uno per l’altra è più forte di qualsiasi stupida legge“.

(“Il fratello: ‘Io e Serena abbiamo un sogno in comune'” 18/04/2002)

Infatti, dopo il caso mediatico ci fu il silenzio fino al 2002 quando una lettera aperta firmata da un diociottenne Nazario (Nany) Giubergia arriva ai giornali dissotterrando la vicenda e annunciando con gioia il ritrovamento della sorella ‘adottiva’ e il forte sentimento fraterno provato e mai sopito dai due; la lettera raccontava gli incontri ‘clandestini’ con una Serena ancora minorenne e il legame mantenuto vivo grazie ai mezzi (pre-facebook), i cellulari:

“Grazie ai telefonini – precisa – ci sentiamo spesso o ci mandiamo messaggini. L’affetto fraterno che proviamo è molto forte, nessuno ce lo spezzera“.

(“Il fratello: ‘Io e Serena abbiamo un sogno in comune'” 18/04/2002)

Solo nel 2004 è finalmente Serena, oramai maggiorenne, a parlare di sé; tra le altre cose attraverso l’intervista di Alberto Custodero per La Repubblica che conclude così:

“Mi auguro che una storia come la mia non capiti più a nessun altro bambino. Se dovesse ripetersi una vicenda del genere, spero che la giustizia non faccia gli stessi sbagli che ha fatto con me. Se ?papà’ Giubergia ha sbagliato, avrebbero dovuto prendersela solo con lui. Io e mio fratellino cosa c’entravamo?”

(“Serena Cruz: ho 18 anni i genitori li scelgo io” su La Repubblica sezione Cronaca 20/05/04)

Ad oggi, più di 16 anni dopo, il dibattito sulla ricerca delle origini è diventato ‘centrale’ in Italia. Mentre all’estero il discorso internazionale vira a trattare di ricongiungimento e post-ricongiungimento con la famiglia biologia, dei figli di figli/e adottivi/e, del’adozione di embrioni e gameti e molto altro; qui in Italia, la conversazione istituzionale e il dibattito, sia pubblico che quello all’interno della comunità adottiva, si focalizzano sul diritto alla conoscenza e alla ricerca delle proprie origini arrivando a tratti a sfiorare le agende politiche estremiste e l’incremento di atteggiamenti discriminatori e xenofobi oltre alle relazioni interpersonali vissute dai figli adottivi.

Eppure nonostante l’attualità dell’argomento, secondo il discorso italiano, di una vicenda come questa resta poca memoria: nel 2009 la storia di Serena è diventata un video, “I cronisti e la bambina” per i 20 anni della Carta di Treviso poi proiettato a New York per il ventennale della Dichiarazione dei diritti del Fanciullo [3]; inoltre la storia rispunta, citata qui e là nei giornali ogni qualvolta in un caso sfocia in un’adozione, un affido o un allontanamento improvviso[4].

Di fatto la vicenda rimane inespressa, inutilizzata negli incontri sul tema; il che dà da pensare – che nonostante l’argomento sia stato trattato a profusione dalla cronaca – la loro storia di Serena e Nazario non sia ‘necessariamente’ da divulgare, forse perché considerata più pericolosa che formativa, in quanto riaprire la conversazione su di loro obbliga a riflettere:

  • sulla legittimità delle adozioni internazionali e transraziali nel mezzo di un già avviato e lungo periodo di declino e decrescita numerica,
  • sulla linea sottile tra adozioni regolari e irregolari e la pericolosa relazione con la tratta dei minori (bambini/e rapiti),
  • su di un argomento tabù come quello dei rapporti tra fratelli e sorelle adottivi
  • e sulle seconde adozioni e l’impatto che hanno sul nucleo famigliare adottivo.

Considerato tutto questo, pare forse un po’ più chiara la ragione per cui questa storia sia e rimanga taciuta (per quanto possibile).

A volte la violenza non è solo fisica, verbale o psicologica, ma anche morale e storica; e soprattutto, così come la censura, a volte non è inflitta solo dai genitori dai pari o dai conoscenti nella sfera intima ma anche nella sfera pubblica dalle istituzioni statali, dalle associazioni accreditate e dai mezzi di comunicazione stessi.

Alessia Petrolito

Note

[1] ma proprio tutti… persino Natalia Ginzburg con il suo Serena Cruz, o, la vera verità nel 1990, a cui non sono mancate le critiche in paticolare quella di ANFAA ( “Serena, le adozioni, la verità e la giustizia” ANFAA – Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie – Prospettive assistenziali, n. 89, gennaio-marzo 1990 );

e lo psichiatra Vittorino Andreoli con Il caso Serena Cruz. Un’adozione interrotta nel 1994 ( Piergiorgio Gosso, “L’adozione ‘FAI DA TE’ secondo lo psichiatra Andreoli” Prospettive assistenziali, n. 108, ottobre-dicembre 1994)

[2] poi sottoscritta dalla fnsi e aggiornata nel 2006 (https://odg.roma.it/wp-content/uploads/2013/07/Carta-di-Treviso.pdf)

[3] https://www.fnsi.it/con-video-i-cronisti-e-la-bambina-su-serena-cruz-il-master-di-giornalismo-di-torino-vince-il-concorso-bandito-dallordine-per-i-ventanni-della-carta-di-treviso

[4] https://www.google.it/amp/s/www.lastampa.it/rubriche/lo-stato-delle-donne/2017/03/15/news/il-caso-di-viola-e-la-lezione-di-serena-cruz-quale-giustizia-1.34636049/amp/

 

Riferimenti

“Il fratello: ‘Io e Serena abbiamo un sogno in comune'” 18/04/2002 – https://www.repubblica.it/online/cronaca/serena/serena/serena.html

“Il fratello di Serena Cruz: ‘Ho ritrovato mia sorella’” 18/04/2002 – https://www.repubblica.it/online/cronaca/serena/ritrovati/ritrovati.html

“Ho 18 anni i genitori li scelgo io” 20/05/2004 – https://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/cronaca/serenacruz/serenacruz/serenacruz.html